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Rinnovabili 2018: bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?

Rinnovabili 2018: bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?

Rinnovabili 2018 – Articolo di Enzo de Giulio tratto da rivistaenergia.it

I recenti dati sugli investimenti in rinnovabili pubblicati dal rapporto di Bloomberg-NEFClean Energy Investment Trends 2018 – che segnalano un rallentamento della spesa a favore dell’energia verde – inducono più di una riflessione sul tema.

Se da una parte è vero che il volume mondiale degli investimenti in rinnovabili (332 miliardi di dollari) supera per il quinto anno consecutivo la barriera dei 300 miliardi, dall’altra non si può non notare come, rispetto allo scorso anno, siamo di fronte a una flessione dell’8%.

Il quadro è poliedrico, con gli investimenti nell’eolico che crescono del 3% raggiungendo i 128,6 mld doll, mentre nel solare si assiste a un decremento marcato (–24%, 130,8 mld doll) che diventa un vero e proprio crollo in Cina, dove la spesa collassa a 40,4 mld doll. Si tratta di una riduzione del 53%, ovvero l’investimento cinese nel solare si è più che dimezzato, mentre quello complessivo in rinnovabili scende del 32%!

Il rapporto di Bloomberg-NEF è colmo di dati interessanti che qui, per ragioni di spazio, non possono essere approfonditi. Si pongono tuttavia due domande secche: perché il decremento? che significato ha?

L’interpretazione di Bloomberg è che la forte discesa del solare sia dovuta a qualcosa di positivo, ovvero sia a una caduta dei costi di capitale, che diminuiscono del 12% nel 2018, sia a forti riduzioni di prezzo dei pannelli solari associati a un surplus di offerta. La spiegazione può avere un contenuto di verità ma è difficile da provare: il collasso del prezzo dei pannelli dovrebbe indurre, come ci insegna la microeconomia, sia forti effetti di sostituzione sia forti effetti reddito che, nel complesso, dovrebbero far lievitare sensibilmente la domanda di energia solare. Ora, questo accade solo parzialmente: è vero che se guardiamo ai GW (capacità installata), e non al volume monetario degli investimenti, registriamo a livello mondiale una certa crescita che porta i GW installati nel 2018 a quota 109, mentre nel 2017 hanno solo sfiorato quota 100. Tuttavia, da una significativa riduzione dei capex, ci saremmo aspettati qualcosa di più, ovvero potenti effetti sostituzione e reddito che avrebbero dovuto spingere verso l’alto l’istogramma del solare mondiale. Ciò non accade nella misura attesa, e infatti è visibile a occhio nudo come la linea di crescita delle rinnovabili installate sia meno ripida rispetto ai tre anni precedenti (2015-2017).

D’altra parte, nemmeno l’eolico – più o meno stabile rispetto al 2017 – beneficia dell’impatto positivo che ci si aspetterebbe dall’effetto reddito. Bloomberg-NEF è implicitamente consapevole del fatto che la spiegazione basata sulla discesa dei capex sia solo parziale. Infatti adduce un’altra ragione: il secco cambio di policy in Cina che a metà anno raffredda il solare restringendo l’accesso dei nuovi progetti alle tariffe feed-in. Dunque, in parole povere, sia il mercato – calo dei capex e dei prezzi del solare – sia la regolazione sarebbero la causa del rallentamento degli investimenti in rinnovabili.

Il suo significato – per passare alla nostra seconda domanda – è che non assistiamo ad un cambio di passo verso la transizione energetica, come sarebbe necessario per ottemperare all’accordi di Parigi. Al contrario, la crescita – perché, ricordiamolo, in termini di GW, sempre di crescita si tratta – segna una certa stanchezza.

È vero, la stessa cosa era successa nel 2016 e nel 2013, come del resto è naturale che accada in un trend comunque teso al rialzo. E tuttavia non si può non ricordare come la decarbonizzazione necessaria a contrastare il cambiamento climatico necessiti di velocità di penetrazione dell’energia verde più sostenute perché – fino ad oggi e purtroppo – il cambiamento climatico è parecchio più veloce della decarbonizzazione.

Insomma, se si guarda solo al trend delle rinnovabili 2018 il bicchiere è certo più pieno che vuoto, ma se si gira lo sguardo verso l’Everest del cambiamento climatico, esso diviene paurosamente mezzo vuoto.

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